Il Val di Noto da scoprire e amare: salendo sui campanili di Ragusa o cucinando le “scacce” con un esperto; cercando le chiese rupestri e le cave di Scicli, scendendo nel rifugio antiaereo di Noto o cercando i segni del suo passato. Siamo al secondo e penultimo weekend delle Vie dei Tesori – sabato e domenica, 12 e 13 ottobre – e si cercano ovunque nuovi spunti di visita. I visitatori hanno invaso i siti, soprattutto i meno conosciuti, trasformando il territorio in un unico museo diffuso. Le Vie dei Tesori è in corso per questi prossimi due weekend anche a Marsala, Carini, Sciacca; e a Palermo e Catania dove durerà fino al 3 novembre.
Il festival è stato confermato nel calendario biennale degli eventi di grande richiamo turistico della Regione Siciliana. Con Unicredit come main sponsor e l’USR (Ufficio Scolastico Regionale) che collabora alla formazione degli studenti.
LE VIE DEI TESORI A RAGUSA. Lasciatevi prendere dalla gola: perché niente come la “scaccia” riesce a raccontare perfettamente il Ragusano: c’è il pomodoro dolce che nasce sotto il sole, il “cosacavaddu” saporito, c’è la pasta che si ripiega tante volte, si lascia riposare, si stende. Un po’ come la città che nasconde strati diversi, da iusu a susu. Far le “scacce” è tradizione antica, non c’è una donna del Ragusano che non abbia la sua ricetta di famiglia: domenica alle 18 ai Cenacolari (che si visitano, tra i luoghi, non dimenticate la biblioteca enogastronomica da 3000 volumi) un “maestro” come Vincenzo Giummarra – chiamato sempre da trasmissioni televisive e foodblogger – accompagnerà la preparazione della “scaccia” che poi verrà assaggiata tutti insieme. Il resto del programma … è tutto un gioco di gambe e di occhi: andare su e giù per campanili, certo, ma scoprire affreschi, stucchi, arabeschi ad ogni angolo. Se lo scorso weekend il tour è partito dai campanili, stavolta la raccomandazione è di scoprire le residenze nobiliari: tra le tende di pizzo, le collezioni, gli arredi, si fa un viaggio nel tempo a palazzo Arezzo di Trifiletti guidati dagli stessi proprietari che ancora oggi lo abitano; o contare le 49 mensole che adornano l’inconsueta balconata neoclassica di Palazzo Di Quattro che apre in esclusiva per il festival, cinque sale della parte del palazzo ancora abitata dalla famiglia. E se di gentlemen di tratta, perché non entrare – occasione unica – in quel Circolo di Conversazione di Ibla arditamente retrò? Andiamo ai campanili, sono sei: da quello della cattedrale di San Giovanni Battista (129 gradini) al campanile altissimo della chiesa dell’Ecce Homo; poi si cammina tra le cripte di Santa Maria dell’Itria che fu la sede dei Cavalieri di Malta, e si sale al campanile doppio (per la visuale) della medievale Santa Maria delle Scale; per arrivare alla gotica San Francesco all’Immacolata, a Ibla con la cappella degli Arezzo di Donnafugata; e nelle Santissime Anime del Purgatorio, dove si sguscia attraverso una stretta postierla da torre fortificata. Prospettive inedite? Quella del Duomo di San Giorgio perché si potrà accedere alla balaustra della controfacciata; della Chiesa di Santa Maria dello Spasimo dove si salirà fino alla cantoria per osservare più da vicino il soffitto settecentesco con gli “scomparti” dipinti da Matteo Battaglia e Filippo Neri Flaccavento. San Rocco invece fa storia a sé: niente altezze, ma bellezze nascoste come la grande e bellissima “cona” del XVII secolo. E non si dimentichi il Portale di San Giorgio.
Ritorna anche l’Antico Mercato dove sono state ricostruite le botteghe artigianali di una volta, il fabbro, l’emporio, u’ siddunaru, la casa del viaggiatore, la scuola: e nella putìa del vino si assaggeranno i piatti di una volta. E si visita la collezione Zipelli di carte geografiche e mappe.
Due le passeggiate, disponibili in questo weekend e anche nel prossimo: sabato alle 9.30 si va lungo il torrente San Leonardo per osservare la trota Macrostigma; domenica alle 10.30 si viaggia fuori porta con Clorinda Arezzo, alla scoperta di dettagli e dei segreti del giardino ottocentesco del castello di Donnafugata.
LE VIE DEI TESORI A SCICLI. Arrivare a Chiafura vuol dire immergersi in un non-tempo: perché la pietra bianca delle cave fa a pugni con la povertà dei luoghi. Difficile dimenticare Chiafura, gonfia di storia e di lotte: lo sanno bene i visitatori che l’hanno inserita nell’itinerario delle Vie dei Tesori. Il programma accoglie altri nove luoghi che seguono il filo della religiosità popolare, molto profonda, che traspare da chiese rupestri e eremi. A partire dalla seicentesca Madonna di Piedigrotta, ai piedi del Colle della Croce, proprio di fronte al costone di Chiafura: è scavata nella roccia, e vi si accede attraverso un piccolo portale. Prima di scoprire il delicato portale policromo della “Scalilla”, in una grotta ai piedi di San Matteo, si deve ascoltare la leggenda della Madonna della Catena che intervenne per salvare la vita di tre poveracci condannati ingiustamente. Inerpicandosi per le scalinate sul Colle, si raggiunge infine il Calvario dove si scoprono tracce delle pitture – rosse, gialle e blu – che un tempo rivestivano le pareti, con una predominanza di rosso, giallo e blu. Dalle chiese rupestri all’eremo di San Guglielmo il passo è breve: è un luogo profondamente simbolico, ascetico, fuori dal tempo, qui sono stati individuati il ritiro e il giaciglio dell’eremita, patrono di Scicli, e l’olmo che, vuole la leggenda, fu piantato dallo stesso santo. Scendendo verso il centro abitato, il panorama cambia parecchio: a san Giuseppe, lo scrigno di sfarzosi stucchi rococò, nei colori oro, bianco e blu; se invece si decide di salire gli stretti gradini che portano in cima alla torre campanaria di Santa Maria La Nova, si avrà un panorama magnifico. Al Convento del Rosario si scopre una bella storia di rivalsa, da monastero domenicano a centro per giovani in difficoltà; e se si vuole capire cosa fossero le “carcare” (le antiche fornaci) si deve raggiungere il piccolo museo spontaneo dentro la chiesa di san Vito. Del tutto inatteso è invece il neoclassico Palazzo Mormino Penna: un vero colpo d’occhio per le splendide volte dipinte, senza contare che l’affaccio su piazza Italia è straordinario. Ragusa e Scicli si visitano con un unico coupon.
LE VIE DEI TESORI A NOTO. La vera sorpresa – che nel precedente weekend ha attirato la curiosità di residente e turisti – continua a essere la discesa nel bunker antiaereo della Seconda guerra mondiale che era chiuso dal 1945: i cunicoli in pietra viva, le lampade tremolanti, gli oggetti del tempo (elmetti, una vecchia radio) ricreano l’atmosfera claustrofobica dei mesi dei bombardamenti. Per chi invece vuole comprendere a fondo il territorio, parecchio prima che venisse sconvolto dal terremoto del 1693, è fondamentale una visita al MuCiAn, il Museo civico archeologico nell’ex monastero del SS.Salvatore: dieci sale, centinaia di reperti dal Cretaceo alla tarda età romana e bizantina. Non perdete l’epigrafe del Gymnasium recuperata a Noto Antica. Sono poi un must del festival, ma sempre molto apprezzati, il palazzo settecentesco dei principi Nicolaci di Villadorata che aprirà quattro sale che danno sul cortile interno, nella metà della residenza di proprietà del Comune; e il palazzo della potente famiglia Trigona, marchesi di Canicarao e di Dainamare, dove si visita la Sala Rosario Gagliardi, sempre nella metà dell’immobile del Comune. Sono residenze di famiglie nobiliari che parteciparono alla ricostruzione di Noto dopo il sisma: tutto questo è raccontato nel Museo dei Mecenati del Barocco dove si conservano le famose “Pietre sacre del Barocco”, che indicavano le misure consentite per realizzare le decorazioni in pietra da taglio delle facciate barocche; e per evitare che ogni dimora andasse a se stante, ma in nome di una linearità di disegno e vedute.
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