Stavolta Noto si scoprirà dal basso in alto: la capitale del Barocco, il “giardino di pietra” di Cesare Brandi, riserva sempre nuove sorprese, anche per chi la conosce già benissimo. Perché l’unico modo per capire Noto è lasciarsi andare e vagare in questa elegante e nobile città che al tramonto acquista sfumature rosa. Potere temporale e religioso: i salotti affrescati, perfettamente conservati, giocano a rimpiattino con le gelosie delle monache. Civitas foederata e municipium, deve agli arabi la nascita del Val di Noto e all’Unesco il riconoscimento come patrimonio dell’umanità.
Chiese – la famosa e scenografica scalinata scelta come set di film e matrimoni – palazzi, musei. Le Vie dei Tesori ritornano a Noto per tre weekend – da sabato 5 a domenica 20 ottobre – con un programma-gioiello e soprattutto un luogo inaspettato, il bunker antiaereo, un camminamento sotto la città nato per proteggere dai bombardamenti.
“Le Vie dei Tesori ci consente di valorizzare quei luoghi nascosti della nostra città che rappresentano la cultura e l’architettura di Noto. Anche quest’anno parteciperemo con grande entusiasmo e siamo sicuri che il festival darà non soltanto la possibilità di portare nella nostra città tanti visitatori, ma anche di far conoscere questi luoghi così belli ma molte volte fuori dai consueti itinerari turistici”, dice il sindaco Corrado Figura.
Una nuova tappa nel Val di Noto, quindi, per il festival di “riappropriazione della bellezza” che racconta l’intera Isola e che quest’anno è diventato maggiorenne: era il 2006, infatti, quando nasceva la prima edizione a Palermo, dieci luoghi del tutto inattesi in seno all’Università.
Da lì in poi Le Vie dei Tesori hanno aumentato i suoi visitatori anno dopo anno, si sono allargate a tutta l’Isola, hanno raggiunto numeri importanti e hanno dovuto fare i conti con la pandemia, ma sono state tra le pochissime realtà italiane a non fermarsi mai, ridisegnando ciascuna visita. Nel 2023 il festival ha raggiunto le 250 mila presenze in 17 città, con una ricaduta economica sul territorio che ha superato sette milioni e seicentomila euro. Noto lo scorso anno ha superato i 1500 visitatori con una ricaduta economica di oltre 46mila euro.Dopo aver ammirato i Borghi dei Tesori a maggio scorso, e dopo aver chiuso la prima tranche in dieci città (un grande successo di visitatori tra Enna e Leonforte, Trapani, Mazara e Alcamo, Bagheria, Termini Imerese, Corleone, Messina e Caltanissetta), le Vie dei Tesori da sabato prossimo a domenica 20 ottobre partiranno alla scoperta di altre sei città (con Noto, anche Ragusa, Scicli, Carini, Sciacca); Palermo e Catania occupano come sempre cinque weekend, tutto il mese di ottobre e fino al 3 novembre. Un festival che costruisce reti: a Ragusa, come nelle altre città, con Unicredit come main sponsor e l’USR (Ufficio Scolastico Regionale) che collabora alla formazione di oltre 1600 giovani durante i due mesi di festival.
Una rassegna che ha saputo creare sinergie e dialogo con Istituzioni dello Stato, Regione, atenei, comuni, Diocesi, gestori privati, proprietari di palazzi nobiliari, senza sottolineare titolarità, il visitatore scopre e ama un luogo, non si chiede a chi appartiene; un festival che ha portato la cultura e la curiosità fuori dai siti istituzionali e dagli atenei, seminando conoscenza; ed è ormai diventato un format rodato, studiato nelle università. Un festival che è stato confermato nel calendario biennale degli eventi di grande richiamo turistico della Regione Siciliana. E riaccoglie il progetto satellite Terre dei Tesori: si potrà andar per cantine, vigneti, frantoi, caseifici, vivai, in collaborazione con l’Assessorato regionale all’Agricoltura.
Il programma delle Vie dei Tesori a Noto è stato costruito in collaborazione con il Comune ed è stato seguito sul posto da Seby Adernò, con la collaborazione dei volontari della Pro Loco di Noto, della Cooperativa Argante e di Turné Sicily. La vera sorpresa sarà la discesa nel bunker antiaereo della Seconda guerra mondiale dove sembrerà di rivivere i minuti convulsi dei bombardamenti, quando si sentivano le sirene e ci si precipitava nei rifugi: sarà visitabile e si potrà percorrere il cunicolo che dal cortile di palazzo Astuto, sotto via Cavour, raggiungerà la parte alta della città. Un progetto che ha visto la luce quattro anni fa e che apre al pubblico con una formula inedita: un corridoio sotterraneo in terra battuta lungo quasi 600 metri allestito a stanze (i diversi ricoveri) con oggetti simbolici anni ’40 (elmetti, una radio in radica come quelle usate dalle famiglie per ascoltare i bollettini di guerra), calati in un’illuminazione che ripropone quella di allora, con le lampade tremolanti appese al soffitto. Era chiuso dai primi mesi del 1945. Altra raccomandazione di quest’anno è quella di non perdere il MuCiAn, il Museo civico archeologico di Noto ospitato nell’ex monastero del Santissimo Salvatore: dieci sale espositive, centinaia di reperti che raccontano il territorio netino dal Cretaceo alla tarda età romana e bizantina, un vero viaggio nel passato, con testimonianze anteriori al terremoto del 1693 che distrusse Noto antica che è a circa 8 chilometri dalla città attuale. Il museo è diviso in sale tematiche: Geologia e geomorfologia; Preistoria e protostoria; Eloro e Età greca; Età romana e tardo antica (reperti dalla Villa del Tellaro e dalla Cittadella di Maccari).
Tra i reperti più interessanti, non perdete l’epigrafe del Gymnasium recuperata a Noto Antica e i resti del santuario di Demetra e Kore. Apriranno poi le porte, ma in maniera inedita i due palazzi più importanti della città, costruiti dalle famiglie più note, sempre a confronto: ai principi Nicolaci di Villadorata si deve la straordinaria dimora settecentesca del Gagliardi, acquisito per metà dal Comune che scoprirà solo per il festival, quattro sale inedite che danno sul cortile interno. Era invece la residenza della potente famiglia Trigona, marchesi di Canicarao e di Dainamare, il palazzo completato da Vincenzo Sinatra e dai fratelli Paolo e Bernardo Labisi: anche in questo caso il Comune è proprietario di metà dell’immobile dove è stata realizzata la Sala Rosario Gagliardi (in memoria dell’architetto siracusano, ma netino d’adozione, a cui si devono imponenti monumenti di Noto). Una lettura molto interessante riserva il Museo dei Mecenati del Barocco: quando il terremoto del 1693 distrusse la città, si decise di ricostruirla a distanza dall’antica. E per evitare un disegno arbitrario, si scelse di seguire solo tre misure per realizzare le decorazioni in pietra da taglio delle facciate barocche. Le famose Pietre sacre del Barocco, ossia le pietre che indicavano le misure, sono esposte in questo interessante Museo dei Mecenati del Barocco, nel convento di Sant’Antonio da Padova, con pannelli, immagini, disegni e testi che raccontano le nobili famiglie che ricostruirono la città.
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