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Case di comunità sì, pronto soccorso no: il manager Asp sul futuro del Trigona di Noto

L'idea è quella di avere nuove specializzazioni

“Abbiamo un progetto sperimentale con Agenas, abbiamo concordato l’avvio delle case e degli ospedali di comunità entro dicembre a Noto e a Siracusa. Un avvio in modo sperimentale: dovrebbero partire entro il 2026, noi partiamo prima per capire come utilizzare al meglio queste nuove strutture, così da metterle a regime e migliorare i trasferimenti da ospedale a casa o ospedale di comunità e viceversa. Avvieremo sinergie con medici e pediatri: sarà un terreno di allenamento per il 2026”.

È uno dei due passaggi dell’intervista al manager di Asp Alessandro Caltagirone ai microfoni di Siracusa News di ieri e che riguardano più da vicino il futuro dell’ospedale Trigona di Noto.

Nel secondo passaggio, invece, Caltagirone parla di possibili nuove specializzazioni in arrivo al Trigona e anche del pronto soccorso, per cui, purtroppo, non ci sarebbero buone notizie in arrivo.

“Tutti i nostri presidi – ha detto parlando delle nuove discussioni sulla rete ospedaliera e sulla rete territoriale – avranno sicuramente dei potenziamenti. Non prevedo depotenziamenti e vogliamo raggiungere una struttura organizzativa che guardi bene all’assetto del territorio. La presenza di un pronto soccorso porta con sè delle necessità, in questo momento a Noto non è revisto perché se fosse previsto ci sarebbe una struttura a corredo che sarebbero però una replica. Per il giusti dimensionamento, Avola e Noto fungono da ospedale riuniti, in maniera tale che in ospedale non si faccia quello che si fa nell’altro. Penso che a 15 chilometri di distanza ce lo possiamo permettere. Proveremo, però, ad avere qualche specializzazione”.


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