Tutti assolti perché il “fatto non sussiste”, con contestuale revoca della confisca dei terreni e la consegna ai proprietari. Lo ha stabilito la Corte d’Appello di Catania, chiamata ad esprimersi una seconda volta sul procedimento giudiziario che vedeva imputate 14 persone, il venditore e 13 acquirenti, finiti davanti ai giudici del Tribunale di Siracusa con l’accusa di lottizzazione abusiva in un terreno sottoposto a vincoli in contrada Busulmone, sulla provinciale che conduce verso Testa dell’Acqua, poco dopo il cimitero comunale, poi frazionato e venduto a diversi soggetti.
Una vicenda che parte nel 2010, quando cominciano le operazioni di vendita e di frazionamento. La Procura sequestra l’area, mandando tutti i coinvolti a processo ipotizzando, appunto, la lottizzazione del terreno in una zona vincolata. In primo grado i 14 imputati vengono condannati e scatta anche la confisca dell’area che viene poi affidata al Comune di Noto. Il primo ricorso in Corte d’Appello conferma la sentenza che, poi, arriva in Cassazione.
Qui, però, viene disposto il ritorno in Corte d’Appello, con la difesa della parte venditrice (che ha deciso di non avvalersi della prescrizione ritenendosi innocente) che ha basato tutti i passi del procedimento su una sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo, ottenendo l’annullamento del procedimento in Cassazione e un nuovo dibattimento di secondo grado.
La difesa, rappresentata dagli avvocati Sebastiano Scala e Corrado Adernò, hanno chiesto l’assoluzione producendo anche una serie di perizie tecniche volte a smontare l’ipotesi di lottizzazione abusiva del terreno frazionato (in maniera irregolare), evidenziando come i terreni siano stati venduti comunque a prezzi riferibili al valore di mercato di un fondo agricolo.
Da qui la riforma della sentenza, la revoca della confisca e la restituzione del terreno, assieme all’assoluzione perché il fatto non sussiste.
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